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Zeta
Un mancato tentativo di replica. Una mera imitazione di quanto, anni fa, è stato messo egregiamente in scena dal rapper di fama mondiale Eminem con 8 Mile di Curtis Hanson (2002). La vita di periferia, un contesto malfamato, le notti trascorse nei locali a colpi di freestyle, l’amore per una donna e le difficoltà di un giovane che vive una condizione familiare disagiata. Insomma, gli elementi ci sono tutti, cambia soltanto la location. Se Eminem si muoveva per le vie di Detroit, in un quartiere diviso da una faida in corso tra bianchi e neri, Zeta (Izi) trascorre la sua vita nel quartiere capitolino Tor Bella Monaca. Alex/Zeta è un ragazzo giunto a Roma, assieme a padre e sorella, da un paesino del nord Italia. Catapultato in un contesto periferico e non facile, trova sostegno nella musica rap. Alex insegue il suo sogno, quello di diventare un cantante rap, supportato dai suoi fraterni amici Marco (Jacopo Olmi) e Gaia (Irene Vetere). Ma Alex a un certo punto si trova dinnanzi a una difficile scelta: il desiderio di affermazione prevale e così si ritrova da solo, abbandonato dall’amico e da Gaia, che lo ama. Da questo momento dovrà reggere il ritmo da star, affrontare mille difficoltà, riconquistare la fiducia di famiglia e amici e soprattutto capire ciò che realmente desidera.
Cosimo Alemà si avvale per il suo film di tantissimi protagonisti della scena rap / hip hop italiana: Fedez, Baby K, Clementino, Rancore, J-Ax, Ensi e molti altri. Ma un puzzle di nomi prettamente mainstream e una trama che riprende quasi interamente il titolo americano sopracitato non sembrano bastare a fare di Zeta una storia hip hop, come da sottotitolo. La sceneggiatura risulta piatta, contrassegnata da prevedibilità e nessun colpo di scena. Un film musicale che mira a fare, nelle intenzioni del regista, di amore e amicizia i temi portanti. Purtroppo però la presenza dei tanti protagonisti della scena hip hop prevale, dando al film un’impronta prettamente da videoclip. Salvatore Esposito interpreta bene il ruolo di produttore discografico duro e cattivo, ma la scelta di un valido cast non basta a colmare una sceneggiatura minimale che fa di luoghi comuni e prevedibilità i suoi punti di forza. Chi spera in un finale meno scontato rimarrà deluso, e forse non solo da questo.