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Tre amici. Un macchina. Un cadavere nel bagagliaio. I film riusciti, si sa, si possono raccontare in poche parole: non fa eccezione Tre giorni dopo, esordio al lungometraggio di Daniele Grassetti, il regista romano classe 1980 della serie tv Zio Gianni.
Prodotta da Daniele Mazzocca, ambientata al Pigneto, è una black comedy di gusto gggiovane e sostanza noir, che pesca divertita dalle meglio avventure balorde del grande schermo, su tutti Trainspotting, e non lesina sulla colonna sonora, frullando Tre Allegri Ragazzi Morti, Zen Circus e I Cani.
Nel cast Francesco Turbanti, Davide Gagliardi, Valentino Campitelli, Aylin Prandi, Emanuele Propizio, Giorgio Colangeli, Sergio Albelli, seguiamo tre coinquilini di un appartamento al Pigneto: Matteo (Turbanti), 25enne, laureando in statistica e preda degli attacchi di panico; Sandro (Gagliardi), giocatore d’azzardo compulsivo; Nicola (Campitelli), cicciottello e insegnante di educazione fisica per gli anziani. Vita giovane e non lineare, ovvero problematica: finiscono tutti e tre nei guai, complice il padrone di casa e boss del quartiere Dottor Carlo (Colangeli) e il di lui figlio impasticcato Pistacchietto (Propizio), e potranno fare affidamento solo sull’incantevole brasiliana Olimpia (Prandi) e il parroco Moreno (Albelli) tra partite di biliardo, overdose e simpatiche vecchine…
Nulla di strepitoso, sia chiaro, ma Tre giorni dopo ha mood, ritmo e cazzeggio per portare un po’ d’aria fresca nell’asfittico, salvo poche eccezioni, panorama delle commedie italiane: bene gli attori, regia duttile, scrittura briosa al di là di snodi farraginosi. Ad maiora.