PHOTO
Quando parliamo di commedia argentina, è chiaro che siamo un passo avanti rispetto ai nostri cinepanettoni: non ci sono battute che fanno cascare le braccia, non c’è il sesso come fissazione e si cerca di mantenere una certa dignità. Ma ha un difetto imperdonabile: non fa ridere. Può strappare qualche sorriso forzato a una platea di bocca buona, ma non ti dà mai una sorpresa. E questo Se permetti non parlarmi di bambini! ripropone il vetusto “triangolo” visto e rivisto nel cinema di ogni tempo e luogo.
Lo schema classico vuole che la storia giri attorno a una moglie, a un marito e all’amante da nascondere sotto il letto o nell’armadio. I francesi a teatro, gli americani al cinema sono stati da sempre maestri di situazioni piccanti, con la coppia di turno che consuma in fretta l’incontro clandestino, e l’ignaro coniuge che rientra al momento sbagliato. Questa volta il trittico si ripropone con una variante: un padre sbrindellato, una fidanzata caliente e una figlia rompiscatole.
Da un matrimonio finito male è nata una bambina. La madre ha preferito le attenzioni di un istruttore di arti marziali, e il marito un po’ bohémien è rimasto solo. Per nove anni, la sua vita è stata una piatta routine, divisa tra il negozio di musica e la piccola Sofia. Ma un giorno, Gabriel (il nostro protagonista) incontra la bella Vicky. Nasce una passione incontrollabile e sembra di vivere una storia d’amore da mille e una notte, fino alla fatidica rivelazione: lei non sopporta i bambini. Così Gabriel dovrà scegliere tra il sangue del suo sangue e la sua nuova pepatissima fiamma.
Il regista Ariel Winograd fa affiorare il lato spinoso della paternità e, trattandosi di una commedia, sceglie di mantenere una linea morbida, per non scontentare nessuno. Alla fine Gabriel è solo un uomo che ha bisogno d’affetto, e Sofia è una bambina troppo matura per la sua età. Anche se i ruoli spesso si invertono. I toni restano blandi e Winograd sceglie la sicurezza dei sentieri già battuti, senza spiccare il volo.
La commedia parte con una buona idea. Il protagonista, ossessionato dalla figlia, ritrova l’amore nella propria antitesi. È l’antica storia degli opposti che si attraggono, ma con un po’ di estro in più poteva diventare persino sorprendente. Viene in mente, con un po’ di nostalgia, Esperando la carroza, una commedia diretta dal connazionale argentino Alejandro Doria. Lì, le risate erano amare e si poteva a tratti riconoscere il tocco dei nostri Monicelli e Risi. Invece Winograd si accontenta di un andamento piatto e si fa dimenticare alla fine dei titoli di coda.
Se permetti non parlarmi di bambini! è il titolo troppo lungo di un compito svolto in modo scolastico. Gli attori cercano di fare del loro meglio, ma sono i primi a non divertirsi. L’Argentina non seguirà le orme delle risate sciocche all’italiana, ma non ne inventa certo di più intelligenti. La commedia è come una canzone: se il ritmo langue e i tempi sono sbagliati, nessuno balla.