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Scoprendo Tiziano Sclavi. Il demiurgo alla cui vena creativa dobbiamo la leggendaria figura dell’ “indagatore dell’incubo” Dylan Dog, è un personaggio misterioso e affascinante, perfettamente in sintonia con le decine di avventure che, dalla fine degli anni Ottanta, hanno contribuito in misura notevolissima a rivoluzionare l’arte e la storia del fumetto, non soltanto in Italia.
Diretto da Giancarlo Soldi - regista, tra l’altro, di Nero, unico film sceneggiato direttamente da Sclavi - Nessuno siamo perfetti, documentario al limite dell’agiografia, ha buon gioco nel mettere in evidenza la singolarità di un talento bizzarro e irregolare, schivo sin quasi alla paranoia e allo stesso tempo dotato di un’ironia affilata come la lama di un assassino. Il ritmo narrativo è semplice: gli spezzoni di una lunga intervista a Sclavi, sgranato e in bianco e nero come si addice a un personaggio che è già mito, si alternano ai contributi dei tanti artisti, studiosi, editori e colleghi - Dario Argento, Bianca Pitzorno, Sergio Castellitto e Roberto Recchioni tra i nomi di maggior spicco - che nel corso degli anni hanno avuto modo di conoscere il carattere dello scrittore o di essere influenzati dalla sua copiosa produzione.
La ricostruzione della carriera di Sclavi prosegue dunque per frammenti giustapposti, con la voce e lo sguardo intenso del protagonista a scandirne i momenti più forti. La difficile adolescenza con la madre nevrotica e le confessioni sul processo creativo delle sceneggiature di Dylan colpiscono duro, alternandosi a curiosi segmenti d’animazione che arricchiscono la trama filmica di interessanti rimandi al mondo della narrazione grafica.
La fine del documentario coincide con l’insorgere di una sensazione curiosa, a tratti irritante: la figura di Sclavi permane avvolta nel suo mistero. Della sua vita privata non sappiamo quasi nulla, la sua stessa evidenza fisica appare come smorzata da un’aura d’inquieta impalpabilità, mentre la portata straripante della sua immaginazione fluttua in un limbo, non meglio definito, diviso tra suggestioni d’arte colta e miriadi di citazioni pop. Di una cosa sola si può star certi: seppur defilato, seppur da una prospettiva volutamente sotterranea (onirica?), Sclavi continua a vivere e a lottare con noi.