PHOTO
Mektoub, My Love: Canto uno
"Quant’è bella giovinezza
che si fugge tuttavia!
Chi vuole esser lieto, sia,
di doman non c’è certezza".
E' davvero sorprendente, magico, trovarsi ogni volta davanti a (dentro) un film di Abdel Kechiche. Equivale a testimoniare il passaggio della vita nell'atto stesso del suo compimento. L'attimo di esistenza che fagocita il tutto, quel misto di carnalità e emozione che nessun altro cineasta al mondo riesce a (ri)produrre sul grande schermo.
![](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YmMzMzFhNWMtNzI3MC00:NWMtNzI3MC00YmU3Zjk1/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
![](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:YmMzMzFhNWMtNzI3MC00:NWMtNzI3MC00YmU3Zjk1/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
"Questo è un film anarchico, nel senso più nobile del termine, inteso cioè a rompere le catene della gerarchia".
Ed è proprio così: rompendo le catene di un linguaggio, di una grammatica filmica accomodata su gradini di scale di pensiero assuefatte a certi dettami, Mektoub, My Love: Canto uno (in concorso a Venezia 74, con il Canto Due attualmente in post-produzione...) conferma ancora una volta - anche dopo lo straordinario La vita di Adele - le possibilità di un cinema/vita viscerale e autentico, ma spogliato di qualsiasi tipo di riflessione aprioristica in termini di artificio o calcolo.
![](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:Mjk0NTAyNzgtMmU2Mi00:NzgtMmU2Mi00ZDM5NTM0/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
![](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:Mjk0NTAyNzgtMmU2Mi00:NzgtMmU2Mi00ZDM5NTM0/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
Siamo chiamati, dunque, a vivere in simbiosi con il racconto, che sembra compiersi nel momento stesso in cui Kechiche lo filma. E allora torniamo al 1994, all'estate in cui il giovane Amin (Shaïn Boumedine), aspirante sceneggiatore di stanza a Parigi, torna per le vacanze nella sua città natale, a Sète, nel sud della Francia. Ritrova la famiglia, il cugino Tony (Salim Kechiouche) e la sua migliore amica, Ophélie (Ophélie Bau), e trascorre le giornate tra la spiaggia - dove conosce nuove ragazze in villeggiatura - e il ristorante di specialità tunisine dei suoi genitori, i bar del quartiere e le discoteche.
E' l'incontro tra il fato (mektoub) e l'amore, l'esplosione della giovinezza nel suo momento più spensierato e vitale, la gioia di corpi e volti inseguiti e contemplati, sudati per un amplesso o per danze sfrenate, bagnati dal mare dopo giochi in acqua con il tramonto che si staglia all'orizzonte.
![Il regista Abdellatif Kechiche © Debzo (From Festival de Cannes Website)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:ZjI3MzIzZmMtM2M0NC00:ZmMtM2M0NC00ZDllOTI2/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
![Il regista Abdellatif Kechiche © Debzo (From Festival de Cannes Website)](https://www.cinematografo.it/image-service/version/c:ZjI3MzIzZmMtM2M0NC00:ZmMtM2M0NC00ZDllOTI2/mektoub-my-love-canto-uno.webp?f=default&q=0.75&w=3840)
Kechiche, che prende spunto dal romanzo La Blessure la vraie di François Bégaudeau (autore già portato sullo schermo da Cantet con La classe), non stacca mai lo sguardo dal corpo/anima che è al centro di tutto, ci fa dimenticare che anche lui è lì, si prende (come sempre) tutto il tempo che vuole (il film dura tre ore, poteva durare anche un mese) e dilata le coordinate temporali dell'occhio-cinema perché sa che solo così, solo in questo modo, il nostro assistere si può trasformare in un coesistere unico e irripetibile, aggiornando quel mistero travolgente che anima ogni suo lavoro, figlio di un naturalismo che tende sempre più a sbarazzarsi del suffisso per farsi natura.
Natura viva, imperfetta e in movimento, popolata da giovani dionisiaci pronti a buttarsi tra le braccia di ciascuno (oltre a Tony, la Céline interpretata da Lou Luttiau) e da ragazze/i che invece si lasciano soggiogare dall'amore (inteso nella sua accezione meno carnale) e dalla bellezza che li circonda.
Amin, allora, non può non essere il giovane Kechiche, che prova a immortalare - attraverso la scrittura e le fotografie - tutto quello che gli sta passando sotto gli occhi. Per regalarci (poi, un domani, oggi) questo straordinario inno alla vita che illumina di nostalgia le meraviglie della giovinezza.
Un capolavoro.