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L'eccezione alla regola
Era indubbiamente suggestivo pensare a un bel ritorno di Warren Beatty sul grande schermo, tanto in cabina di regia (come non succedeva dal 1998, anno di Bulworth – Il senatore), quanto davanti alla macchina da presa (la sua ultima prova d’attore in Amori in città… e tradimenti in campagna nel 2001).
Ancora più fascino destava il soggetto – ambientato nella Hollywood del 1958 – e il ruolo che Beatty avrebbe interpretato (un certo Howard Hughes).
È la storia di un’aspirante attrice appena arrivata nella Mecca del Cinema e del giovane autista incaricato di portarla in giro per la città. Entrambi lavorano per l’eccentrico Hughes, milionario che non vuole coinvolgimenti amorosi tra i suoi dipendenti.
Nonostante premesse e aspettative, L’eccezione alla regola non è il toccante, delicato e riuscito omaggio alla Hollywood classica.
Warren Beatty ha pensato anche alla sceneggiatura, ma il fascino del copione si ferma molto presto: incapace di rischiare e studiato a tavolino, risulta troppo freddo per emozionare.
Una regia con molti momenti di stanca contribuisce a rendere il risultato inconsistente, vanificando l’elegante interpretazione di Beatty del personaggio già incarnato da Leonardo DiCaprio in The Aviator.