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La casa sul mare
Angela (Ariane Ascaride), Joseph (Jean-Pierre Darroussin) e Armand (Gérard Meylan) si riuniscono nella villa di famiglia, prospicente una piccola baia nei dintorni di Marsiglia, per stare vicini all’anziano padre colpito da ictus. Tensioni, non detti, gioie e dolori emergono dal passato, ma il presente è foriero di cambiamenti, a partire dallo sbarco di alcuni migranti…
E’ La casa sul mare (La villa il titolo originale) di Robert Guédiguian, che ritrova smalto e temperie dei suoi lavori migliori. Di uno di questi, Ki lo sa? (1985), vediamo una sequenza con Ascaride, Darroussin e Meylan (più Pierre Banderet) girata proprio davanti a quella villa: bellissimo.
Per il resto, il film è una sorta de Il grande freddo con migranti, in cui l’autore francese semina e dissemina i suoi topoi po-etici: classe operaia e anziani, migranti e sessantottini, famiglia e mondo, amicizia e amore, miscelati con empatia, affabilità e, sì, speranza.
Non mancano stucchevolezze e velleità ideologiche, ci mancherebbe, ma le cose belle sono di più: l’attrice Angela che cede alle tenere avances di un pescatore, il rivoluzionario Joseph imbrigliato tra giovane fidanzata (Anais Demoustier) e depressione, Armand il cuoco e la chioccia hanno una piacevole, contagiosa temperatura umana. E trasmettono una sconfinata fede nel potere, e nel piacere, del cinema. Fallibili ma vivi, piegati ma non domi, vecchi e però giovani: uomini e donne come i film, quelli che restano.
In concorso a Venezia 74.