PHOTO
La sindrome di Antonio
Nel settembre del 1970 Antonio Soris (Biagio Iacovelli) parte da Roma alla volta di Atene, con pochi soldi in tasca, alla ricerca della caverna e dei luoghi che hanno ispirato Platone. Arrivato in Grecia, conosce la bella e divertente Maria (Queralt Badalamenti). Rapito dal fascino della ragazza e dalla bellezza senza tempo dei luoghi che visitano insieme, il giovane si abbandona alla suggestione di un viaggio quasi fuori dalla realtà.
Claudio Rossi Massimi dirige un on the road atipico per il nostro cinema, una specie di itinerario di formazione filosofica e sentimentale di un ventenne italiano nella Grecia del 1970, all’ombra del regime dei colonnelli.
Siamo agli antipodi tanto del sogno americano che dell'autorialità massimalista, qui tutto inizia e finisce con la nostalgia per quegli anni, da cui pregi e difetti che un approccio di questo tipo si porta appresso: un'ingenuità di fondo che ispira simpatia senza, ahinoi, nascondere la generale modestia dell'insieme.
Un limite cui nemmeno la partecipazione dei vari Moni Ovadia, Antonio Catania, Remo Girone e Giorgio Albertazzi (al suo ultimo lavoro) può porre rimedio.