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Norm, orso polare adulto, non sa andare a caccia ma capisce di possedere un dono forse più raro: al pari del nonno, un tempo rispettato in tutto l’Artico, Norm è in grado di parlare con gli esseri umani. Proprio in quella regione arriva Vera, direttrice marketing di una società edile: deve girare uno spot per promuovere case di lusso in quei luoghi inediti. Alle spalle c’è Mr. Greene, spregiudicato costruttore miliardario…
Può essere interessante sapere che la vicenda produttiva è cominciata quando Ken Katsumoto, Vice Presidente esecutivo della Family Entertainment di Lionsgate, si è messo in contatto con la Splash Entertainment di Los Angeles per sviluppare una storia con al centro un eroe disadattato. Norm in effetti avverte come una debolezza il suo parlare agli uomini e la capacità di provare emozioni ma al tempo stesso sa che proprio queste particolarità gli permettono di realizzare un grande obiettivo. Di cui avverte la presenza ad ogni passaggio dell’incontro/scontro tra i protagonisti.
Il pacioccone Norma arriva a New York dove diventa un famoso divo tv , fa amicizia con Olympia, figlia intelligente di Vera, e vicino a lei comincia ad avere dubbi sulle ambigue intenzioni di Greene. Ma i segreti durano poco. Lo sporco obiettivo del bieco speculatore si svela e Norma si impegna per boicottarlo.
L’intento ecologista è dichiarato e caldeggiato. Il manifesto ambientalista diventa primario, riuscendo a restare nei limiti del semplice senza scadere nel didascalico. Le tecniche fanno grandi sforzi per muoversi nella dinamica del live-action. Le figure hanno movimenti rapidi e sciolti, corrono, e scalpitano, scalano ghiacci e grattacieli, ballano e cantano. C’è una vivacità repentina e simpatica, eppure qualcosa resta ferma.
Forse, pur meritando il film una segnalazione per l’allegria e il divertimento, resta assente la scintilla della fantasia, quella magica alchimia che fa credere possibile che un orso parli e uno speculatore venga arrestato. O almeno una delle due opzioni.