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Il sogno di Francesco
Assisi, 1209. La storia prende il via quando Papa Innocenzo III non approva la prima versione della Regola. Francesco e l'amico fraterno Elia da Cortona si confrontano sulla opportunità di cambiare il testo secondo le indicazioni del Pontefice. Questo punto di partenza incide molto sulla successiva narrazione. Il confronto tra Francesco ed Elia resta al centro degli sviluppi che condizionano eventi e decisioni. Va notato che questo nuovo film dedicato a Francesco è una coproduzione Francia/Belgio/Italia e si offre come una rivisitazione della vita del Santo, arriva dopo diverse e importanti proposte cinematografiche tra le quali, lo ricordiamo, Francesco giullare di Dio di Roberto Rossellini (1950), Francesco d'Assisi di Liliana Cavani (1966), Fratello Sole sorella Luna di Franco Zeffirelli (1971). Certamente i due registi francesi offrono nel loro svolgimento una nuova occasione di riflessione sulla figura religiosa di Francesco, ponendo l'attenzione sulla dialettica incontro/scontro con il confratello Elia. A prevalere è un approccio rivolto a mettere in luce il carisma spirituale di Francesco e le resistenze di alcuni confratelli. In questa prospettiva va detto che, sotto il profilo narrativo, il film si prende qualche libertà, tra queste una soprattutto significativa: succede quando Elia, rimasto solo a decidere se e quali modifiche apportare alla Regola, in un momento di particolare sconforto tenta il suicidio. Che non va a buon fine ma l'episodio, del tutto inventato, ha il sapore della forzatura. Alla fine questa versione della vita di Francesco all'inizio del Terzo Millennio mantiene caratteristiche di ascetismo e sobrietà: un uomo che ama la povertà e i poveri come un una ricchezza e un dono del cielo. La gestualità e la parola del Santo si muovono in una dimensione umile del tutto lontana da facili stereotipi e da una prevedibile agiografia. Film’moderno’ dunque, con tutti i pregi e i limiti della definizione al centro del quale si pone l’interpretazione di Elio Germano che fa un Francesco di amara riflessione ‘laica’. Come era stato, in senso rovesciato un ‘religioso’ Giacomo Leopardi ne Il Giovane favoloso di Mario Martone.