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Free State of Jones
1863, Guerra Civile Americana. Contadino del Mississippi arruolato nel corpo ambulanze dell’esercito confederato, Newton Knight abbandona il terreno degli scontri. E con l’aiuto di un gruppo di piccoli agricoltori e schiavi, dà forma ad un manipolo di persone che nei giorni a venire saprà rivoltarsi contro la Confederazione, fino a formare lo “Stato libero di Jones” nell’omonima contea, a difesa dei diritti civili dei bianchi poveri e degli afroamericani. E dall’unione tra Knight e l’ex schiava Rachel nascerà la prima comunità di razza mista del dopoguerra.
La storia di Newton Knight ritorna sul grande schermo (nel 1948 George Marshall la romanzò, e parecchio, in La quercia dei giganti) grazie a Gary Ross. Il quale, dopo anni di studi e ricerche, ha fatto il possibile per rinverdire la leggenda legata ad un uomo “che era 100 anni più avanti rispetto alla sua epoca e che ha combattuto una rivolta in nome dei non abbienti, dei poveri e degli espropriati, spogliandosi di una cultura per farne sua un’altra”.
Poggiato per intero sulla performance di un Matthew McConaughey (ancora una volta) da Oscar, il film si concentra sugli ultimi due anni della guerra di secessione e sull’immediato dopoguerra, mostrando come seppur “teoricamente” liberi, gli (ex) schiavi erano di fatto ancora trattati come tali e sfruttati come mezzadri, senza contare la nascita di organizzazioni quali il Ku Klux Klan. Ma Gary Ross, anche autore della sceneggiatura, inserisce anche frammenti di una storia successiva: quella relativa a Davis Knight, pronipote di Newton e Rachel (quindi considerato “nero per un ottavo”…), che sul finire degli anni ’40 del secolo scorso venne accusato di aver violato la legge del Mississippi sui matrimoni misti.
Ed è questo il senso ultimo di un’operazione (abbastanza monocorde, ma “giusta”) non solo tesa a ricostruire gli eventi sanguinosi che hanno portato gli Stati Uniti a farsi nazione, ma interessata a ricordarci quanto – ancora oggi – ci sia il disperato bisogno di gente comune disposta a ribellarsi in nome della giustizia. Umana, e civile.