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Entourage
Mandare avanti un prodotto seriale non è facile. I pericoli maggiori sono la mancanza di idee o la stanca reiterazione delle stesse, ed Entourage questi problemi li ha cominciati ad avere entrambi abbastanza presto. La coralità ha nascosto molti difetti e permesso di evolvere linee narrative che distraessero lo spettatore, ma la cosa più importante è stata la bravura del suo autore, Doug Ellin, di creare dei personaggi a cui il pubblico si è affezionato.
È il grande pregio anche del film, in cui la famiglia di Entourage prova il grande salto con l’esordio alla regia della star Vince, con un blockbuster d’autore che il produttore della banda, Ari Gold (un gigantesco Jeremy Piven) ora a capo di una major, difende come un figlio, mentre gli altri se la spassano tra festini, auto di lusso e bellezze californiane più o meno rifatte.
Il risultato finale è un episodio lungo, o una stagione concentrata, abbastanza gradevole e fruibile anche da chi non ha visto neanche una puntata sul piccolo schermo. Merito di un buon ritmo, dell’ottimo cast e della carrellata di star che si è prestata per dare il giusto tributo a uno show che, a modo suo, ha fatto un pezzetto di storia della televisione.