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Lacerato da una tragedia che ne ha segnato l'infanzia, Henry Barthes (Brody) è un supplente di letteratura al liceo. Abituato da sempre a tenere il prossimo a distanza, cerca comunque di lasciare qualche insegnamento agli studenti nel poco tempo che ha a disposizione con loro. A riportare in superficie i suoi demoni e a riavvicinarlo al mondo sarà il nuovo incarico in una degradata scuola pubblica di periferia: l'incontro con Meredith (Betty Kaye, studentessa appassionata di fotografia ma afflitta da obesità e dal tormentato rapporto con il padre, che nella realtà è proprio il regista) e, soprattutto, con la prostituta-bambina Erica (Sami Gayle), sconvolgerà il suo già precario equilibrio.
È un cinema sempre in cerca dell'estremo, quello di Tony Kaye: pregio di per sé, difetto laddove alle dinamiche dell'impatto finiscono per subentrare quelle dell'accatto. Ai tempi, la provocazione portata con American History X non passò inosservata: stavolta, seppure inattaccabile sul piano dell'urgenza “sociale”, il film del regista britannico rincorre l'esasperazione per riempire il vuoto di una società che non fa più nulla per salvaguardare la crescita dei suoi adolescenti.
Insindacabile dal punto di vista “morale”, dunque, Detachment è alla costante ricerca di una “forma” che porti a convergere la fruizione nello stato d'animo del protagonista - talmente “bravo” e “giusto”, Brody, da sfiorare la caratterizzazione stile santino - frastagliato e prigioniero di un ricordo che fotografie, disegni animati in stop-motion, scritte e flash riportano in superficie con la stessa violenza del degrado che lo circonda. Ad iniziare dall'ormai morente nonno materno, “prigioniero” di se stesso e di una casa di riposo, forse custode senza memoria di un pesantissimo segreto: ma il centro di tutto, ora, per Henry, è la scuola, i ragazzi lasciati a loro stessi, i docenti “sconfitti” (tra i quali la preside Marcia Gay Harden, il professore James Caan, la professoressa Christina Hendricks, la psicologa Lucy Liu): un'altra tragedia, poi la luce di un abbraccio. Succede tutto, troppo.