Zano e la sua compagna Naima hanno un progetto, quello di un viaggio attraverso Francia e Spagna, fino a raggiungere l'Algeria, per conoscere il luogo che i loro antenati hanno dovuto abbandonare. Un road movie attraverso la Andalusia e la sensualità e il ritmo del flamenco. Un viaggio di musica e libertà che servirà ai due ragazzi a trovare il coraggio di attraversare il Mediterraneo e compiere - finalmente all'inverso - il viaggio della diaspora fino all'Algeria.
SCHEDA FILM
Regia: Tony Gatlif
Attori: Romain Duris - Zano, Lubna Azabal - Naima, Leila Makhlouf - Leila, Habib Cheik - Habib, Gacem Zouhir - Said, Hassan Nabat
Soggetto: Tony Gatlif
Sceneggiatura: Tony Gatlif
Fotografia: Céline Bozon
Musiche: Tony Gatlif, Delphine Mantoulet
Montaggio: Monique Dartonne
Scenografia: Brigitte Brassart
Altri titoli:
Exiles
Durata: 103
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: 35 MM, SCOPE
Produzione: PRINCES FILMS CON LA PARTECIPAZIONE DI NIKKATTSU CORPORATION, NAIVE, PYRAMIDE, COFIMAGE 15, CANAL+, TV5 MONDE
Distribuzione: LADY FILM
Data uscita: 2004-11-26
NOTE
- PREMIO PER LA REGIA AL 57. FESTIVAL DI CANNES (2004).
CRITICA
"È un bellissimo viaggio quello della coppia del film 'Exils' di Tony Gatlif, Romain Duris e Lubna Azabal, lui francese di famiglia pied noir e lei araba trapiantata in Europa. (...) Ai critici il film sembra piacere poco, ma sbagliano: perché a parte talune esuberanze, Gatlif sa come si gira all'aria aperta, con curiosità inesausta e il cuore in mano." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 20 maggio 2004)
"'Exils' si muove su un registro deliberatamente mitico e anche il rapporto con la musica non è mediato da nessuna consapevolezza, ma è immediato e viscerale. (...) Viaggio geografico, viaggio interiore, viaggio musicale, 'Exils' li segue da Parigi alla Spagna, dalla Siviglia ad Algeri, e dalla techno al flamenco, dai ritmi gitani alla travolgente danza sufi che manderà Naima in trance facendole finalmente ritrovare la parte dimenticata di sé. Magari qua e là Tony Gatlif sfiora l'enfasi, qualche scena è troppo detta, in altre invece prevale lo sguardo documentario (Algeri devastata dal terremoto, la danza collettiva finale). La grazia di Gadjo Dilo o il tono antropologico di Latcho Drom erano senz'altro più convincenti. Ma 'Exils' sa essere sporco, duro, lacerato e lacerante come il viaggio che racconta. Prendere o lasciare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 21 maggio 2004)
"Finalmente in concorso un'opera sulla musica e sul corpo al Festival: 'Exils' ('Esili') del regista algerino e zingaro Tony Gatlif, autore di un notevole 'Vengo', presentato alla Mostra di Venezia tre anni fa. Il suo è un racconto allo specchio, perché non sono i personaggi del film che lasciano l'Algeria, come lui aveva fatto negli anni Sessanta; sono maghrebini nati in Francia a recarsi nella terra degli avi. Un'avventura alla ricerca di loro stessi, che diverrà un viatico per la bella Nail e il suo eccentrico innamorato Zeno. Dalla Francia, attraverso l'Andalusia, fino ad Algeri, i due si rigenerano nella musica e nelle multiformi posture dei corpi." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 20 maggio 2004)
"Barbarico e nomade come i suoi personaggi, 'Exils' sceglie infatti il registro mitico (e anche il rapporto con la musica, orizzonte e misura di ogni identità, non prevede consapevolezza ma resta immediato e viscerale). Magari qua e là Gatlif sfiora l'enfasi, qualche scena è troppo 'detta', in altre invece prevale lo sguardo documentario (Algeri devastata dal terremoto, la danza finale). La grazia di Gadjo Dilo o il tono antropologico di Latcho Drom erano forse più convincenti. Ma 'Exils' è sporco, duro, lacerato e lacerante, come il viaggio che racconta. Prendere o lasciare." (Fabio Ferzetti, 'Il Messaggero', 26 novembre 2004)
"A Tony Gatlif ci sono voluti 30 anni e 19 titoli in filmografia per vedersi riconoscere a Cannes il premio della migliore regìa. Algerino di nascita, riparato in Francia dodicenne nel '60, in 'Exils' Tony racconta il viaggio di Romain Duris e Lubna Azabal alla volta di Algeri. (...) Gatlif ha girato questo film vitalistico e mediterraneo all'aria aperta, con curiosità inesausta e il cuore in mano." (Tullio Kezich, 'Corriere della Sera', 27 settembre 2004)
"Un road-movie sull'identità colorato e sensuale, al confine tra documentario (qual era il film forse più bello di Tony, 'Latcho drom'), e cinema narrativo, col fascino del vagabondaggio e della scoperta. Quel che c'è di debole, invece, riguarda la trama esile e la stringatezza dei dialoghi, cose rispetto alle quali l'autore preferisce lasciar errare il proprio sguardo benevolo su corpi e paesaggi; peccato che la ricerca dell'essenziale posi anche su cose la cui rappresentazione su uno schermo rischia di risultare, alla fine, troppo elusiva." (Roberto Nepoti, 'la Repubblica', 26 novembre 2004)