Nella Firenze granducale del secolo XVIII, il Bargello fa rapire la prima ballerina, favorita del Granduca, la quale mantiene delle relazioni con gli affiliati ad una società segreta e si presume sia in possesso d'importanti documenti. Per liberarla gli affiliati alla setta segreta ricorrono a Capitan Demonio, un avventuriero, eroe di gesta leggendarie e terrore degli sgherri del Bargello. Capitan Demonio libera infatti la bella prigioniera e la porta con sé nel suo rifugio; ma la ragazza, disgustata dalle spavalderie dell'avventuriero, fugge a Firenze per chiedere la protezione del Granduca. L'avventuriero, innamorato della bella fanciulla, la segue, salvandola ancora dalle insidie del Bargello. Questi sta preparando un colpo di stato per impadronirsi del potere; ma Capitan Demonio riesce a smascherare il traditore, denunciandolo al Granduca, che lo fa arrestare. Capitan Demonio viene nominato Bargello; ma rinuncia alla carica per sposare la bella artista che ricambia ormai il suo appassionato sentimento.
SCHEDA FILM
Regia: Carlo Borghesio
Attori: Adriano Rimoldi - Capitan Demonio, Mery Martin - La ballerina, Luisella Beghi, Nerio Bernardi - Il Granduca, Luigi Tosi - Il bargello, Teresa Legnani, Arrigo Peri, Rodolfo Terlizzi, Alberto Archetti, Gianni Lova, Luigi Benvenuti, Nella Bartoli, Jole Ferri, Beniamino Maggio, John Pasetti, Renato De Carmine, Pietro Tordi
Soggetto: Luigi Bonelli - racconto
Sceneggiatura: Leo Benvenuti, Paola Ojetti, Carlo Borghesio, Luigi Bonelli
Fotografia: Arturo Gallea
Musiche: Mario Nascimbene
Montaggio: Rolando Benedetti
Scenografia: Ernesto Nelli
Arredamento: Ernesto Nelli
Costumi: Lucia Belfadel
Durata: 90
Colore: B/N
Genere: STORICO
Tratto da: racconto di Luigi Bonelli
Produzione: GIORGIO VENTURINI PER I.C.E.T.
Distribuzione: I.C.E.T.
CRITICA
"Adriano Rimondi è un discreto attore [...], per la nostra produzione "cappa e spada" è l'unico interprete capace di rinnovare i fasti d'un Douglas nazionale. Purché non strafaccia, come ci è capitato di vedere nel corso di questo film, in cui certi suoi atteggiamenti non controllati dal regista hanno stonato nel complesso figurativo [...]". (F. Gabella, "Intermezzo", n. 9/10 del 21 maggio 1951)