Nella periferia più estrema di Roma, tra discariche, greggi in transito, nonché baracche di lamiera, camper, ferraglie e miseranda umanità, su tutti domina un usuraio, creditore di disperati. In questa zona vivono due fratelli: Francesco, un pastore, e Zago, appena uscito dal carcere. I due si sono sempre odiati: Francesco non sopporta quel congiunto violento (sicuramente disperato e inasprito dalla vita) che si è messo in testa di fare una rapina "facile" e poi scappare all'estero con l'amante Chiara, la quale fa la prostituta (ma solo per rapide prestazioni). Chiara va molto d'accordo con Francesco e i due sono sicuri che la rapina sarebbe per Zago un fallimento totale e causa di una nuova reclusione: pur tuttavia decidono di seguirlo. Con costoro Zago va nel luogo dove si trova l'usuraio - un individuo spregevole - e lo uccide con la rivoltella. Il panico prende però il terzetto (Francesco pensa subito a come liberarsi del cadavere), ma Zago riesce a tenere in ostaggio una bella signora (moglie di un debitore in carcere), la quale, non avendo altro da dare, si era concessa all'usuraio pur di avere un altro prestito e che, al momento della sparatoria, stava chiusa nel gabinetto. Costei, con il telefono cellulare, tuttavia, ha chiamato la polizia, ora schierata all'esterno agli ordini dell'ispettore Tiresia, che invita tutti ad uscire con le mani alzate. Tiresia è un poliziotto abile, ma corrotto e anche ostinato giocatore d'azzardo tallonato da un gigantesco individuo (che tutti chiamano il "Monatto"), per incarico di uno strozzino cui deve cinque milioni. Il caso che si presenta gli sembra favorevole per riottenere fiducia dal suo astioso superiore. La donna in ostaggio ha chiesto un'automobile per fuggire (lei inclusa) con Zago (che le ha imposto sevizie e droga) e gli altri. Zago (che intanto ha scoperto una grossa somma di denaro) picchia il fratello che vorrebbe la resa. Chiara impugna la rivoltella e spara vari colpi uccidendo l'amante, ormai decisa com'è a sostituirlo anche nel cuore con Francesco, il quale le ha sempre dimostrato affetto e assistenza. Le cose comunque non vanno male per Tiresia che, portando al Commissariato la sequestrata e i superstiti, tranquillamente si appropria del denaro dell'usuraio.
SCHEDA FILM
Regia: Claudio Camarca
Attori: Laura Esposito, Giuseppe Cannistraro, Roberto Bigherati, Juri Bartolozzi, Sara Ballini, Immacolata Agrippino, Bruno Conti, Licia Maglietta - Donna, Antonello Fassari - Usuraio, Giuditta Del Vecchio - Chiara, Francesco Meoni - Francesco, Francesco Dominedò - Zago, Andrea Occhipinti - Ispettore Tiresia, Vittorio Di Prima, Marco Rigon - Monatto, Loredana Solfizi
Soggetto: Claudio Camarca
Sceneggiatura: Claudio Camarca
Fotografia: Raffaele Mertes
Musiche: Alberto Brizzi, Marco Capaccioni
Montaggio: Enzo Meniconi
Scenografia: Bruno Amalfitano
Durata: 73
Colore: C
Genere: DRAMMATICO
Specifiche tecniche: SCOPE
Produzione: LUCKY RED - FILMAKERS GROUP
Distribuzione: LUCKY RED - BMG VIDEO
NOTE
REVISIONE MINISTERO MAGGIO 1996
CRITICA
"Dopo '4 bravi ragazzi' Claudio Camarca affronta ancora un film di giovani e di gruppo, ma affina le sue armi tecniche omaggiando, con una dose calcolata di piani lunghi, Sergio Leone. Il film si fa infatti notare per una serie di 'eccessi' cinematografici, per una studiata lentezza di montaggio e la volontà di rendere mitologica la periferia metropolitana. Il taglio del racconto è personale e forte, specie nel desiderio di guardare il pubblico negli occhi. Peccato che Camarca non riesca ancora a riempire questa forma con una adeguata sostanza: si vedono brutture, ma non c'è passione, né denuncia. In altre parole, il film rimbalza per le virtù tecnico stereofoniche e possiede una colonna sonora dominata dal rap e dall'esasperazione dei rumori di fondo che ci avvolgono, come precisa il titolo. Ma oltre a questa fattura di precisione stilistica, è difficile riconoscere un discorso approfondito e le intenzioni psicosociologiche dichiarate dall'autore rischiano lo stadio delle buone intenzioni". (Maurizio Porro, 'Il Corriere della Sera', 23 maggio 1996)
"R.D.F. evoca le tensioni della tragedia greca, catapultata nel desolante hinterland urbano: un balordo, ribelle senza causa, appena uscito di galera coinvolge il fratello, un Abele metropolitano e la fidanzata in una rapina ai danni d'un "cravattaro" ripugnante. Ma il progetto devia dai propositi e si trasforma in omicidio. Accerchiati dalla polizia, guidata da un commissario corrotto i tre, nel panico, prendono in ostaggio una donna. Ma chi sono gli assediati e chi gli assediatori, chi i vincitori e chi i perdenti? In quale duello si fronteggiano? E perché? Camarca mette in bella calligrafia il trash e lo patina di belle immagini forse abusate. Ne risulta un film troppo estetizzante e artificioso per comunicare verità o bugie. La fotografia di Raffaele Mertes è straordinaria, tra gli attori spicca Licia Maglietta, l'unica che riesce a comunicare distanza ed equilibrio dalla materia incandescente". (Fabio Bo, 'Il Messaggero', 2 giugno 1996)
"I pregi non appartengono tanto ai contenuti, infatti, che mettono in campo una serie di stereotipi relativi al vivere difficile ai margini della metropoli, della sicurezza sociale, della ricchezza. Già raccontati da molto cinema evidentemente visto dall'autore. C'è invece qualcosa, nel modo della cinepresa di comprendere ed escludere porzioni di realtà, e soprattutto nel suo accompagnare le immagini e l'azione con un impasto sonoro insistente, penetrante, qualcosa che risulta davvero fondamentale nel definire il registro espressivo di R.D.F.; qualcosa, una specie di torbida armonia, che comunica con immediatezza l'impressione di trovarsi di fronte alla scelta giusta. Un po' sporcata dal far parlare a taluni personaggi una lingua ricercatamente letteraria, artificialmente romanesca". (Paolo D'Agostini, 'L'Unità', 25 maggio 1996)